Come spiega Daniele Pirola della Pirelli, «il colore dei pneumatici è dovuto alla presenza nelle mescole del nerofumo (polvere fatta per lo più di carbonio), in funzione rinforzante». Il nerofumo si usa dal 1905: prima di allora, i pneumatici avevano una colorazione grigio-giallastra, che è il colore della gomma dopo il processo di vulcanizzazione (che indurisce e rafforza la gomma naturale mescolandola con zolfo).
Tanto in Formula 1. Il tipo di nerofumo e la sua quantità permettono di variare le prestazioni delle gomme. Un pneumatico normale ha un livello abbastanza basso di nerofumo a grana grossa; uno da corsa ne ha di più, e a grana fine. I grani fini, infatti, hanno una superficie totale maggiore, generano più calore per frizione interna e, quindi, fanno diventare la gomma molto più calda. Questo serve a un pneumatico da gara, che deve fornire la massima trazione e diventa quasi “gommoso” quando giunge in temperatura (per questo i piloti compiono violente sterzate nel giro di prova). L’aderenza maggiore è intorno ai 90°C. Le caratteristiche più importanti per una gomma da strada sono invece minor resistenza al rotolamento (per economizzare carburante) e basso livello di usura: si usa quindi un composto che si riscalda meno. «Negli ultimi anni» continua Pirola «la tecnologia ha portato alla sostituzione, nella mescola del battistrada, del nerofumo con la silice, che abbassa la resistenza del pneumatico al rotolamento, contribuendo al risparmio di carburante». Ma il nerofumo viene mantenuto per dare un’omogeneità di colore con le altre parti del pneumatico, che continuano ad averlo nelle mescole.
