Siete stanchi degli pseudo-scienziati complottisti, delle mamme pancine e delle infinte – oltre che senza fondamento – discussioni che questo genere di persone causa su Facebook?
La risposta al problema ha finalmente visto la luce lo scorso agosto grazie a Kialo: la piattaforma strutturata e pensata unicamente per i dibattiti sensati, senza circoli viziosi e inconcludenti, e soprattutto senza che vi siano “urla” o troll a sviare l’utenza durante il dialogo.
Chiunque abbia un profilo può partecipare ai dibattiti o aprirne a sua volta di nuovi – in inglese, ma anche in italiano per intenderci – ma solo quelli approvati da una ristretta cerchia di persone andranno sulla home, acquistando visibilità. Questo serve appunto per evitare tutte quelle componenti che rendono impossibile uno scambio di vedute civile sui social principali.

Ogni questione è divisa per categoria, ognuna di esse ha un titolo che rende chiaro immediatamente la posizione di chi l’ha creata, invogliando chi la pensa diversamente ad esprimere un parere.
Ma ci sono delle regole per partecipare alle discussioni: innanzitutto per evitare poemi eccessivamente lunghi e noiosi, il limite dei caratteri è impostato a 500.
Inoltre per non fare in modo che dei punti vengano ripetuti inutilmente, ogni intervento se cliccato apre una finestra dei pro e dei contro, così che l’utente possa analizzarli e focalizzarsi su quello che gli interessa.
Kialo è organizzato ad albero; ogni singola affermazione apre due elenchi in cui essa è approvata dagli utenti (zona in verde o “pro”) oppure contestata (zona in rosso o “contro”).
Nonostante siano circolate veramente poche informazioni riguardo questa piattaforma, l’utenza ha raggiunto numeri notevoli – alcune discussioni hanno ricevuto dalle centinaia alle migliaia di risposte – rendendo Kialo la risposta al lato ignorante, superficiale e disinformato dei social più quotati; una mamma pancina o un antivax non avrebbero vita facile su questa rete data la loro quasi totale incapacità di mantenere viva una discussione senza cadere nell’insulto gratuito o nelle pseudo-scienze della nonna.