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Storia dei 350 mila antichi manoscritti sottratti coraggiosamente alle barbarie jihadiste

Uno degli eventi storici ricordato tra i più catastrofici è quello della distruzione della biblioteca di Alessandria d’Egitto. Aver dato alle fiamme tutti i manoscritti in essa contenuti rappresentò la cancellazione di storia, cultura, tradizioni e pensiero del mondo antico.

Sono passati migliaia di anni, ma il metodo utilizzato per rivendicare la supremazia di un gruppo ed assoggettare un popolo passa, purtroppo, ancora oggi, dalla demolizione della cultura.

Uno degli esempi più eclatanti, negli ultimi anni, è rappresentato dai gruppi jihadisti collegati ad Al Qaeda. Basti pensare alla distruzione di veri e propri gioielli d’arte, come la città di Palmira, e all’imposizione di una politica oscurantista.

Tra tutte queste storie, però, ce n’è una che riporta la luce nel buio dell’estremismo. La vicenda, raccontata nel saggio The bad-ass librarians of Timbuktu (And their race to save the world’s most precious manuscripts) dal giornalista Joshua Hammer, risale al 2012 e ha come protagonista il bibliotecario maliano Abdel Kader Haidara.

Il nostro eroe, insieme ad un gruppo di colleghi, è riuscito a salvare dalla distruzione 350 mila antichi manoscritti. Dall’ascesa al potere dei jihadisti, Haidara si è impegnato perché un tale patrimonio culturale potesse sopravvivere. Non è stato per nulla facile, ma grazie al supporto di una fitta rete di collaboratori, la missione è stata portata a termine.

 

Convinto che gli estremisti avrebbero distrutto ogni pagina riportante una visione tollerante dell’Islam, ha iniziato una lunga opera di ricerca e raccolta di tutti i testi, tra i quali figurano libri di astronomia, medicina, matematica, filosofia, poesia e alcune rarissime edizioni del Corano.

 

Per oltre otto mesi il gruppo di salvataggio si è prodigato per far sì che tutti i manoscritti raggiungessero la capitale del Mali. Per farlo hanno acquistato bauli, utilizzato barili, ogni contenitore necessario a nasconderli e proteggerli; quindi hanno studiato un percorso a tappe da Timbuctu a Bamako, per non dare nell’occhio ed evitare i molti posti di blocco e di controllo “nemici”.

Sono oltre un centinaio le persone coinvolte nell’operazione, per un salvataggio che ha dell’incredibile, se si pensa che, quando la città è stata liberata dagli invasori, si è stimato siano stati distrutti dai fondamentalisti 4 mila libri su un patrimonio di oltre 400 mila opere.

Hanno salvato la storia dell’Africa, il ricordo di un Mali culla della cultura e del pensiero progressista e, in questo modo, un pezzo della storia di ciascuno di noi.

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