Uno degli animali mitologici che mi hanno sempre maggiormente stupita e catturata è senz’altro l’araba fenice. Conosciuta anche con il nome di uccello di fuoco, è famosa per la suo capacità di rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte. Una caratteristica, questa, a mio parere ricca di un grande significato e che è in grado di infondere speranza, anche nei momenti più bui, nonché di dare la spinta perché non ci si senta mai completamente abbattuti.
Può essere, insomma, probabilmente vista come l’incarnazione della possibilità di una metaforica rinascita dalle peggiori situazioni.
E mai progetto ha incarnato questa visione in modo tanto letterale quanto GreenCake , l’azienda di Gaza che produce mattoni a base di ceneri e macerie, ecocompatibili, molto economici e super resistenti. L’idea è di due giovani donne, Majd Al-Masharawy e Rawan Abddllaht, entrambe ingegneri civili laureate all’Università islamica di Gaza, e provvede, proprio come un’araba fenice dell’edilizia, a ricostruire dalle sue stesse rovine il paese. Il progetto è ora al centro di una raccolta di crowdfunding su IndieGogo ed è riuscita ad attirare l’attenzione del Mit di Boston e di investitori giapponesi.

La Striscia di Gaza è un territorio martoriato da tre guerre e un assedio di un decennio. I blocchi ed i controlli imposti da Israele per tenere sotto controllo Hamas sono sempre numerosi e così riuscire a ridurre tempi e costi risulta essere sempre più una priorità.
Uno dei materiali più richiesti è divenuto, negli ultimi tempi, proprio il mattone: la domanda ha raggiunto anche le 40 mila unità al giorno. Non poteva essere altrimenti, in ottica di ricostruzione, se si pensa che, secondo quanto riportato dall’Onu circa il 2015, si contavano 9 mila case distrutte e oltre 5 mila danneggiate irrimediabilmente, oltre a 4 mila che hanno riportato danni gravi e 120 mila danni generici. Una grandissima mole di lavoro, dunque, e molti investimenti da fare. Peccato che i fondi stanziati per la ricostruzione siano bastati per appena 200 case.
C’era bisogno quindi di trovare una risposta alla necessità di ricostruire e di poterlo fare con costi decisamente contenuti. Da qui l’idea di realizzare mattoni a partire dall’unico materiale che si trova fin troppo in abbondanza a Gaza: macerie e ceneri.
Come raccontato dalle fondatrici di GreenCake, non è stato facile riuscire a trovare la giusta miscela per poter creare dei mattoni che fossero di buona qualità e soprattutto resistenti. Le combinazioni provate sono state davvero numerose: per sei mesi le due giovani hanno continuato a sperimentare senza risultati validi, fino ad arrivare al punto di pensare di mollare. Ma fortunatamente così non è stato. La svolta è stata segnata dalla decisione degli ingegneri di usare la cenere per riempire i mattoni, al posto della sabbia.
Grazie a questo semplice accorgimento i mattoni hanno acquisito parecchi punti a loro favore: pesano la metà rispetto a quelli tradizionali, sono più resistenti (in particolare al fuoco), più economici (di circa la metà) e anche innocui per l’ambiente.
Un ottimo risultato. E talmente interessante da far sì che, tra gli altri riconoscimenti, Majd e Rawan si siano aggiudicate, nell’agosto 2016, il primo posto al concorso Japan Gaza Innovation Challenge.
L’araba fenice rappresentata da Gaza ha già potuto sperimentare la rinascita dalle proprie ceneri: lo scorso settembre è stata infatti realizzata la prima costruzione con mattoni GreenCake. C’è però ora la volontà delle due fondatrici di poter migliorare ancor di più il loro prodotto, promuoverlo maggiormente e poter acquistare macchinari in grado di produrre i mattoni più velocemente, per poter soddisfare le richieste. Così è nata la campagna di crowdfunding suIndiegogo, con l’obiettivo di raggiungere 55 mila dollari. Volete partecipare alla rinascita?