Uno dei più recenti esperimenti di colonizzazione sottomarina risale a 7 anni fa: al largo di Marsiglia (Francia), a circa 700 metri di profondità, alcuni ricercatori hanno vissuto per qualche giorno in una sorta di casa subacquea, dalla quale uscivano di tanto in tanto per lavorare sui fondali. L’esperienza ha dimostrato che vivere in un ambiente ostile come quello oceanico è possibile e che non esistono limiti tecnologici fisiologici, anche a profondità maggiori.
Ne vale la pena? Ciò che tuttavia gli scienziati si chiedono è se sarà mai necessario, e soprattutto utile, ricorrere alla colonizzazione degli abissi. Due sono le incognite principali. La prima riguarda il rapporto costi-benefici: gli oceani hanno una profondità media di circa 3 mila metri e i costi per realizzare laboratori abitabili sono paragonabili a quelli necessari per colonizzare la Luna. L’impresa, in altre parole, non sarebbe conveniente, nemmeno se l’obiettivo fosse lo sfruttamento di un giacimento minerario. Un secondo problema riguarda l’impossibilità a quelle profondità di coltivare alghe – e quindi di assicurare l’autonomia alimentare agli abitanti delle colonie oceaniche – a causa della quasi totale assenza di luce naturale.
