In questi giorni in Italia molto si è parlato di fertilità, grazie alla trovata del ministro Lorenzin di voler stabilire un “fertility day”. Fin dall’antichità vi sono tracce di feste, sculture e monumenti legati alla fertilità, ma si trattava di qualcosa che non potrebbe essere più lontano (e migliore) di quanto promosso dalla nostra connazionale. L’adorazione del fallo, quale simbolo di fertilità appunto, si ritrova in tantissimi reperti, sparsi in tutto il mondo: dagli obelischi in Egitto ai monumenti di Delo; dalle costruzioni falliche della Persia e della Fenicia alle torri d’Irlanda e Scozia; dai monoliti della Francia e della Corsica ai sassi piantati a Cuzco o nelle Indie; e ancora i Dolmen in Gran Bretagna, Sardegna, Malta e Spagna; i cippi agricoli in Puglia, Albania e Grecia e alcuni edifici polinesiani e giapponesi.
Sono proprio i giapponesi ad aver mantenuto viva una grande tradizione dedicata al pene: a Kawasaki ogni anno, la prima domenica di aprile, va in scena il Kanamara Matsuri (letteralmente “festa del pene di ferro”), durante la quale tutti scendono per strada sfilando con giganteschi falli per le vie della città. Alla parata si aggiungono anche numerosi gadget a tema, per una festa che, ai nostri occhi, potrebbe creare qualche risata di scherno o di imbarazzo.
Riderne sarebbe la cosa più sbagliata da fare.

Perché, sebbene a prima vista possa sembrare una sorta di sfilata di carnevale sponsorizzata da YouPorn, è in realtà una festa scintoista che affonda le sue origini nel lontano 1603. La leggenda vuole che in quel periodo (chiamato Edo) esistesse un demone con denti aguzzi innamorato di una donna, che però, non ricambiandolo, decise di sposarsi con un altro uomo. Il demone, per vendicarsi, si nascose nella vagina della donna e durante la prima notte di nozze evirò l’uomo con i suoi affilati denti. Quando la donna si risposò, il demone “punì” lei e il nuovo marito con lo stesso stratagemma. Gli abitanti del villaggio escogitarono un piano: un fabbro forgiò un pene di ferro che spezzò in un colpo solo i denti del demone e la maledizione che incombeva sulla donna.
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Oggi sono rimasti il folklore e il divertimento che accompagnano un giorno di festa, ma al di là di colori e forme, rimane un fondo di serietà: i proventi della festa vengono ogni anno donati alla lotta all’Aids e la giornata è occasione di preghiera di fertilità, che si tratti di voler avere un figlio, fortuna negli affari, un parto dolce o armonia in famiglia.
Verrebbe, forse, da dire al nostro ministro di prendere spunto dal tanto stravagante Giappone per rivedere la sua idea di giornata della fertilità…