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Galileo, il sistema Gps europeo pronto entro il 2020

Tutti noi utilizziamo il navigatore satellitare anche per i piccoli spostamenti quotidiani. Questo è possibile anche grazie ad applicazioni che ci “seguono”, create ad hoc per smartphone: durante le sessioni di trekking e jogging, oppure durante gli spostamenti sui mezzi pubblici, in qualunque città del mondo, addirittura indicando anche ai più distratti a quale fermata dell’autobus scendere. Questa guida tecnologica sempre a portata di mano è funzionante grazie al Gps (Global positioning system), sistema satellitare che si appoggia a 27 satelliti e ad una complessa rete di infrastrutture a terra. Nato nel 1978, è stato realizzato e viene gestito ancora oggi dal Dipartimento della Difesa a stelle e strisce. Vi è però un altro sistema satellitare che utilizziamo: si tratta del Glonass. Composto da 24 satelliti, nasce in Russia nel mezzo della Guerra Fredda, viene messo in orbita nel 1982 e reso operativo solo nel 1995. E’, insomma, l’equivalente sovietico del sistema Gps.

Oggi gran parte degli smartphone e degli altri dispositivi dotati di sistema di posizionamento satellitare, può utilizzare indifferentemente entrambi i sistemi. Queste ingegnose tecnologie, efficienti, affidabili e gratuite, nascondono un potenziale rischio, dato dal fatto che sono gestite da strutture militari e per tale motivo possono essere spente o alterate sia in caso di conflitto sia per mettere in difficoltà il nemico. Il più recente episodio risale al 2014, quando il Cremlino in risposta alla disputa sorta attorno all’annessione della Crimea, minacciò di spegnere le postazioni Gps di terra dislocate sul suolo russo.

Per superare i timori circa lo spegnimento improvviso dell’odierno Sistema di navigazione satellitare e non trovarsi disorientati per le strade del mondo, i cervelloni dell’Agenzia spaziale europea (Esa) hanno lavorato sodo ad un sistema satellitare alternativo e, dopo 17 anni di sviluppo e miliardi di euro di investimenti, è nato Galileo, un Gps 100% Made in Europe. Galileo è stato acceso dall’Esa lo scorso 15 dicembre, è formato da 18 satelliti, che diverranno 24 entro il 2020, e sarà molto più preciso dei due precedenti: nella sua versione gratuita e accessibile a tutti avrà un margine di approssimazione inferiore al metro, mentre nella versione destinata all’utilizzo professionale la precisione sarà nell’ordine dei centimetri. Galileo è speciale poiché è il primo sistema di posizionamento gestito da un’organizzazione civile. Tale caratteristica è importante perché, almeno in teoria, mette al riparo gli utenti dai rischi connessi a questioni di natura politica e militare. Questa tecnologia potrà essere utilizzato da tutti i dispositivi dotati di un ricevitore compatibile: è probabile che nei prossimi anni la maggior parte di quelli venduti in Europa possa utilizzarlo. I produttori di auto dovranno invece adeguarsi alla nuova tecnologia entro il 2018.

 

Nel corso degli anni quasi ogni superpotenza ha costruito una propria tecnologia satellitare: l’India nel 2013 ha messo in orbita Indian regional navigation satellite system, che copre solamente il territorio indiano e le zone confinanti, mentre la Cina, tra il 2000 e il 2005 ha lanciato BeiDou, un sistema di navigazione regionale composto da 5 satelliti che copre poco più del territorio nazionale. Queste “sfide” tra scienziati sono costruttive e positive; fanno nascere una lungimirante democrazia tecnologica a portata di tutti e superano la supremazia degli unici due noti e sopracitati attori politici di sempre.