Zanzare: fastidiosi animaletti che rovinano un pomeriggio all’aperto e disturbano il sonno e con l’arrivo del bel tempo puntualmente ricompaiono. Nelle nostre zone sono – fortunatamente – pochi i mesi in cui dobbiamo conviverci (aka combattere armati di creme, lozioni puzzolenti, braccialetti, citronella e gel dopo puntura) ma nei climi tropicali la situazione è decisamente meno tranquilla. Questo perché oltre che in numero ad aumentare sono anche le specie di zanzare presenti, tra le quali alcune davvero molto pericolose (come quelle della specie Aedes); è attraverso loro infatti che gli arbovirus si diffondono.
Negli ultimi anni quello di cui maggiormente si è sentito parlare, a seguito anche del progressivo riscontrarsi di casi in Nord America ed Europa, è stato il virus Zika; attualmente non esiste ancora un piano terapeutico specifico atto a debellare l’infezione perciò quello su cui ci si concentra sono prevenzione, trattamenti (in genere riposo, reintegro di liquidi e antipiretici al bisogno) per alleviare i sintomi e limitare ulteriori contagi. Il decorso del virus, o “febbre Zika” – nome dovuto alla sintomatologia simile a quella influenzale con comparsa di sfoghi cutanei – è benigno e tende a risolversi spontaneamente nel giro di pochi giorni; tuttavia è stato riscontrato un incremento di casi correlati dalla comparsa della sindrome di Guillain-Barré (complicanza neurologica dovuta alla risposta immunitaria che attacca erroneamente parte del sistema nervoso) così come di altre malattie neurologiche.
Su questi scenari si sono concentrati gli sforzi della dottoressa Amelia Kahler Pinto e del gruppo di ricercatori della Saint Louis University da lei guidato; e, stando ad una recente ricerca pubblicata su Plos Pathogens, pare abbiano scoperto – e dimostrato mediante esperimenti sui topi – che esiste una proteina, la Cd4, capace di contrastare lo sviluppo del virus nel cervello e di prevenire l’invasione nel midollo spinale.

Lo studio ha rivelato l’importante ruolo delle cellule immunitarie nel fornire protezione contro l’infezione ed evidenzia la necessità di vaccini che vadano a stimolare la risposta di queste specifiche proteine capaci di interrompere la replicazione virale.