Tutti noi abbiamo riso e ridiamo guardando Big Bang Theory o Sherlock quando al protagonista viene dato del pazzo in seguito ad un’affermazione discutibile perché troppo schietta o troppo elaborata per le “persone comuni”; e la risposta di Sheldon è sempre “Non sono pazzo, mia madre mi ha fatto visitare” mentre il detective interpretato da Benedict Cumberbatch ribatte dicendo “Non sono uno psicopatico, Anderson, sono un sociopatico iperattivo, informati!”. Fa ridere perché è strano, inusuale, non comune. Ma abbiamo mai provato a metterci nei panni di queste persone? Tentare di comprendere il punto di vista di questi “strambi” e capire le motivazioni che spingano Sheldon e Sherlock ad agire e parlare in determinati modi.
Questi due personaggi sono entrambi affetti da Sindrome di Asperger: un disturbo pervasivo dello sviluppo imparentato con l’autismo, ma che non presenta compromissione dell’intelligenza – per questa ragione è considerata un disturbo dello spettro autistico “ad alto funzionamento” – semplicemente chi ne è affetto non è in grado di comprendere né interpretare tutto lo spettro emotivo dell’essere umano e fatica ad avere interazioni sociali.
D’altro canto chi decide cos’è normale? Solo perché non siamo in grado di immedesimarci in ragionamenti non comuni per noi, perché appunto troppo complessi o apparentemente senza senso, non significa che chi abbiamo davanti sia pazzo o strano; solo che ha un modo di elaborare ciò che lo circonda in una maniera differente, impopolare o più approfondita, come accade per le persone ipersensibili, d’innanzi a cui comunemente si rimane spaesati per la complessità dei pensieri che normalmente partoriscono.

Pazzi, strambi, disadattati. Piuttosto che stare sempre a puntare il dito, a ridere davanti a queste stranezze, bisognerebbe capire perché quella persona ha agito in quel modo; perché Sheldon è fissato col suo posto sul divano (gli Asperger sono molto abitudinari e un cambiamento anche minimo li mette in grande difficoltà) o perché Sherlock è così tanto schietto e rude anche con chi gli vuole bene (come ho detto prima non comprendendo lo spettro emotivo non capiscono né l’ironia né quando ciò che dicono sia adatto o meno al contesto, si può dire lo facciano in buona fede).
Magari sono io a pensare male, e a far ridere le persone è proprio l’ingenuità con cui questi personaggi fanno affermazioni per noi dannatamente fuori luogo e inadatte al momento.
Fatto sta che ad oggi esiste ancora moltissima ignoranza su questi disturbi, forse perché il termine “malattia mentale” ci spaventa moltissimo e di conseguenza si cerca di starne il più lontano possibile. Per volontà o ignoranza.