Negli ultimi giorni si è sentito molto parlare di omosessualità, famiglie arcobaleno e gay pride. Un po’ perché giugno è il mese “dell’orgoglio”, un po’ per le ultime dichiarazioni fatte da Fontana nelle scorse settimane.
La discriminazione è ancora all’ordine del giorno, ma da qualche settimana c’è un nuovo farmaco che può combatterla. L’omofobia è una malattia che può essere finalmente curata. Come? Con la Deomofobina!
Principio attivo della medicina è la conoscenza. Le scatole, con tanto di bugiardini con le informazioni essenziali, dalla fine del mese di maggio sono state distribuite nelle farmacie comunali, a medici di base, insegnanti e volontari del Comune di Torino. Ma non ci si fermerà qui. L’associazione Geco, che riunisce genitori e figli impegnati nella lotta all’omotransfobia, la consegnerà anche “in tutti gli altri contesti in cui possa risultare efficace un’azione divulgativa in grado di stimolare curiosità e riflessione su queste tematiche”.

“Siamo convinti che sia un aspetto su cui intervenire – hanno dichiarato i fondatori di Geco, che hanno poi definito la loro medicina un “integratore di conoscenze. Vogliamo proporre un’iniziativa divulgativa semplice e immediata, a sua volta inserita in un’attività associativa di maggior respiro, che faccia leva su informazioni di base per decostruire stereotipi”. Quale metodo migliore se non il combattere “gli stati di disinformazione acuta e i disturbi legati al pregiudizio – attraverso un progetto educativo – basato sul principio attivo della conoscenza”?
Naturalmente all’interno della scatola non si trova nessuna pastiglia, ma solo un coloratissimo bugiardino sul quale una psicoterapeuta dà definizioni su cosa siano il sesso, l’orientamento sessuale, l’identità o l’espressione di genere.
L’unico effetto collaterale può essere una maggiore empatia verso gli altri. Effetto altamente desiderato.